Surviving the Horror, Sant'Anna, August 12, 1944

THE STORY OF CESIRA PARDINI

Cesira Pardini (17) was the older of seven sons. She had two brothers and four sisters, the youngest of which, Anna, was only 20 days old. 

The morning of the 12th of August, 1944, she, her sisters and her mother were caught by the Germans near their house block, Coletti. She was beaten by a soldier she recognized as italian*, while she was trying to save a bottle of oil. She, her mother, Bruna, and her sisters, Maria (16), Lidia (9) Adele (4) and Anna, were put against the wall of an house among a group of 30 people. The whole group was gunned down by machineguns and pistols, but Cesira managed to push her three oldest sisters inside an open door. They remained hidden while the house was burning until the germans left. 

When the four sisters came out, Cesira grabbed her newborn sister, Anna, badly wounded, from the arms of the dead mother. Cesira was wounded as well, but she managed to take her sisters to the safety of a cave, with the SS still shooting them through the bushes. Having left her sisters there, she returned home to see if someone else was still alive and indeed she saved Paolo Lencioni, a one year old child which she extracted from the dead bodies and the debries. 

Sadly, two of her sisters, Maria and Anna, died from their wounds in September. Anna Pardini was the youngest victim of the massacre of Sant'Anna di Stazzema and now a square near the church is entitled to her. Cesira Pardini was awarded with a Gold Medal of Civil Valor, the highest award for civilians in Italy, in 2012. Now she's 88 years old.

*In fact, Max Simon, SS-Gruppenfuhrer of the 16th, declared, after the war, that 20% of his men were italians. Several other witness' have seen SS soldier with their faces concealed speaking not only italian, but the local dialect!

VICTIMS AND SURVIVORS.

At the end of the day, almost 400 people (370 according to the Tribunal of La Spezia, 393 to more recent studies), most of which women and children, were killed. The men returning to the town found their relatives burned in an indiscernible heap of blackened bodies and bones. Antonio Tucci, a military Navy officer, had left her wife and his six children in the church that morning. He was blocked by other villagers when he tried to throw himself into an improvised mass grave which the inhabitants had dig the next days, despite being unprotected from swarms of flies and possible infections.

A MILITARY OPERATION:

What is the reason behind the massacre? According to the excellent study of Paolo Pezzino, the massacre of Sant'Anna was a planned military action. The killing of whole communities was not only a terrorist strategy, but it was also an alternative way to disarray and scatter the bands of partisans by destroying everything around them, a strategy that worked and that was applied in most of the other massacres in 1944-45 Italy. Each and every person in Sant'Anna, no matter if women or children, were considered a partisan element: their elimination was planned from the beginning of the action.

ARMOIRE OF SHAME (CONCLUSION):

After the war, Max Simon, former SS Gruppenfuhrer of the 16th Panzer-Grenadier Division, was sentenced to death with six accusations in 1958, including the massacre of Sant'Anna, but he was pardoned and died of an heart stroke. SS Sturmbannfuhrer Walter Reder, one of the authors of the later massacre of Monte Sole, (better known as Marzabotto Massacre, one of if not the worst massacre of civilians conducted by the Germans in Western Europe during World War II) was also processed for the massacre of Sant'Anna, but still today there is not proof of his presence in the town and the accuse was lifted, in 1951. Sant'Anna massacre wasn't even included in the charges against Kesselring, commander of the German Forces in Italy.

Sant'Anna was never mentioned again and its tragedy and its survivors were forgotten by the general public. The village returned to an even more absolute isolation for almost fifty years, until 1994. In a XV century old palace in Rome, military prosecutor Antonio Intelisano, who was working on the case of Erich Priebke (an SS officer held responsible for the Fosse Ardeatine reprisal in early 1944, who had managed to remain concealed in Argentine untile then), casually found an armoire turned face to the wall. Inside, a SIS secret memorandum titled Atrocities in Italy. It contained the results of the first inquiries of several nazi-fascist massacres in Italy, including the victims' accusations and several names of the executioners. It was hidden by italian authorities for debated reasons, two of which were mantaining good relations with west Germany in anti-soviet function during the cold war or to hide italian crimes in Jugoslavia. It is commonly known as the armoire of shame.

The process for the massacre of Sant'Anna began in 2004 at the military tribunal of La Spezia. Only officers and NCOs were processed, since the soldiers would have only executed their orders. Ten of the accused officers and NCOs were condemned to a life sentence, which was never executed. The process was shelved by German judges in 2012. Still, the 5th of August 2014, a few days ago, the judges of Karlruhe had reopened the investigations. Hopefully the victims of the massacre of Sant'Anna di Stazzema will finally have, even if maybe too little, surely too late, justice.

LA STORIA DI CESIRA PARDINI

Cesira Pardini (che all'epoca aveva 17 anni), era la più vecchia di sette fratelli. La sorella più giovane, Anna, aveva appena venti giorni. 

Il 12 Agosto del 1944 venne catturata dai tedeschi nei pressi della sua abitazione, nella frazione di Coletti. Malmenata da un soldato in divisa tedesca che però riconobbe essere italiano*, venne messa contro il muro di una casa insieme alla madre, Bruna, e le sorelle Maria (16 anni), Lidia (9 anni) Adele (4 anni) e Anna, insieme ad altre 30 persone. Vedendo prossima la fine, una donna tentò di impietosire i soldati tedeschi chiedendo di risparmiare il proprio figlio e venne spinta indietro; Bruna, che urlò dall'orrore, fu uccisa da un colpo di pistola alla testa. Quando la mitragliatrice iniziò a sparare, Cesira riuscì a spingere le sorelle più grandi dentro alla casa, dove le quattro rimasero nascoste, tra le fiamme e il fumo, finchè i tedeschi non si furono allontanati.

All'esterno della casa, Cesira si accorse che Anna, pur ferita gravemente, piangeva, ancora viva, tra le braccia della madre. Pur ferita, condusse tutte e quattro le proprie sorelle dentro una grotta, al sicuro, mentre, tra i cespugli, i soldati tedeschi le prendevano di mira. Nonostante il pericolo, ebbe la forza di tornare indietro, per vedere se tra i morti e le rovine vi fossero ancora sopravvissuti e così salvò Paolo Lencioni, un bambino di un anno e mezzo, sepolto tra i cadaveri e le macerie.

Purtroppo, Maria e Anna morirono in seguito alle ferite riportate entro la fine di Settembre. Anna Pardini fu la più giovane vittima della strage di Sant'Anna di Stazzema; oggi, uno spiazzo vicino alla chiesa le è stato intitolato. 

Cesira Pardini è stata insignita della medaglia d'oro al valor civile del 2012.

*Max Simon, ex SS-Gruppenfuhrer e comandante della 16° divisione, dichiarò, dopo la guerra, che il 20% dei suoi effettivi, pur non ricoprendo ruoli di prima linea, era composto da italiani. Numerosi testimoni, il 12 Agosto 1944, affermarono di aver sentito diversi soldati delle SS, che indossavano maschere o reti per nascondere il volto, parlare non solo in perfetto italiano, ma anche in dialetto versiliese.

VITTIME E SOPRAVVISSUTI:

Entro metà giornata, circa 400 persone (370 persone accertate, secondo il tribunale di La Spezia, 393 secondo un calcolo più recente), la maggior parte delle quali donne e bambini, erano state uccise.

Al loro ritorno, gli uomini stentarono a riconoscere i propri cari, spesso, come nella piazza della chiesa, ridotti a un ammasso indistinguibile di corpi e ossa ormai carbonizzati. Antonio Tucci, ufficiale di Marina, aveva lasciato nella chiesa la moglie e sei figli e a stento venne fermato quando tentò di buttarsi nella fossa comune che i sopravvisuti scavarono proprio nella piazza, esposti alle infezioni e agli enormi sciami di mosche.

UN'OPERAZIONE MILITARE:

Quale fu la ragione del massacro? Secondo l'eccellente studio di Paolo Pezzino, si trattò di un'operazione militare in piena regola. L'uccisione di intere comunità non era solo una strategia terroristica, ma era anche il metodo meno rischioso per scardinare ed eliminare le formazioni partigiane, facendo, cioè, terra bruciata intorno a loro. Questa strategia fu alla base di molti massacri nazisfascisti avvenuti nell'Italia del 1944-45. Ogni persona, a Sant'Anna, di qualsiasi età o sesso, era quindi da considerarsi elemento partigiano: l'eliminazione di ogni singolo abitante era programmata fin dall'inizio.

L'ARMADIO DELLA VERGOGNA (CONCLUSIONE):

Dopo la guerra, nel 1958, Max Simon, ex SS Gruppenfuhrer e comandante dell 16° SS Panzer-Grenadier Division "Reichsfuhrer SS", venne condannato a morte in seguito a sei capi di accusa, incluso il massacro di Sant'Anna, ma venne infine perdonato e morì d'infarto, nel 1961. Fu l'unico ufficiale tedesco incriminato per la strage di Sant'Anna per quasi cinquant'anni.

Lo SS Sturmbannfuhrer Walter Reder, condannato, tra le altre, per la strage di Monte Sole (nota come strage di Marzabotto), venne assolto dalla strage di Sant'Anna per assenza di prove; a Kesselring, comandante supremo delle forze tedesche in Italia, anch'egli condannato a morte e successivamente perdonato (grazie a influenze inglesi), l'accusa per la strage non fu nemmeno rivolta.

Sant'Anna sparì per anni dalla memoria del grande pubblico. Oltre a dover convivere con la solitudine di chi sopravvive a orrori quasi impossibili da condividere, i superstiti della strage vennero anche abbandonati dallo Stato e ottennero ben miseri risarcimenti. Questo fino al 1994, quando a Roma, all'interno di Palazzo Cesi, venne rinvenuto, in maniera fortuita, nascosto dentro a un armadio curiosamente girato con le ante rivolte verso il muro, un fascicolo dei servizi segreti britannici risalente a poco dopo la fine della guerra. All'interno, i risultati delle prime indagini su numerosi massacri condotti da nazifascisti in Italia, che includevano le accuse delle vittime e i nomi, i gradi e tutti i dettagli sulla maggior parte dei carnefici. Consegnato alla magistratura italiana, il fascicolo fu insabbiato dallo Stato: erano gli anni della Guerra Fredda, e venne ritenuto opportuno evitare tensioni con la Germania Occidentale, che già aveva mantenuto molti ex-nazisti in importanti ruoli politici e ricopriva un ruolo importante in funzione anti-sovietica. Quell'armadio è oggi noto come armadio della vergogna.

Il processo per l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema si aprì nel 2004, nel tribunale militare di La Spezia. Si decise di procedere solo contro ufficiali e sottufficiali, essendo la lista degli accusati già parecchio lunga e considerando che molti di essi erano ultraottantenni. Dieci tra gli accusati vennero condannati all'ergastolo e la condanna venne confermata anche in cassazione. Dopo che la corte di Stoccarda ha chiuso le indagini, nel 2012, pochi giorni fa, il 5 agosto, i giudici di Karlsruhe hanno annullato la sentenza. Il processo per la strage è ancora in atto. Chissà che le vittime di Sant'Anna di Stazzema non ricevano, pur in quantità non sufficiente e pur con settant'anni di ritardo, un po' giustizia.